Paolo Greppi
Paolo Greppi
Come spesso accade, il caso disvela un mondo.
La fotografia, colta presso il Sacro Monte di Varallo nell'ottobre del 2021, con il drappo che occulta e le cifre che, tolte dal contesto progressivo delle cappelle, diventano insensate, mi condusse alle parole di Italo Calvino, in Se una notte d'inverno un viaggiatore: "Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto."
Qualche tempo dopo, accidentalmente, mi venne fra le mani un volumetto, un prestito mai restituito ad un'amica, che da anni prendeva polvere insieme ad altri libri negli scaffali di casa. Pur amando Jorge Luis Borges, fra i miei poeti preferiti, i Nove saggi danteschi non mi avevano mai attratto. Pensavo: troppo ostici per me.
Invece, inaspettatamente, la lettura si rivelò scorrevole. Il poeta argentino abbatte il muro della critica accademica e ingessata, che confina Dante tra il XIII ed il XIV secolo, e risveglia la vita nascosta nelle terzine del poeta. Scava, come un investigatore, nell'anima di Dante-uomo. Porta la Commedia alle emozioni umane nel presente, mettendo Dante al nostro fianco: emotivo, dubbioso, umano.
Nel Prologo venne in evidenza una frase: "Il poeta è ciascuno degli uomini del suo mondo fittizio, è ciascun respiro e ciascun particolare. Uno dei suoi compiti, non il più facile, è occultare o dissimulare questa onnipresenza."
Una luce sulle parole "nascondere qualcosa" di Calvino! Scrivere è dunque, leggendo nell'etimologia, incidere sé stessi nel testo occultando o dissimulando l'operazione.
Quando la fotografa statunitense di origini russe Diane Arbus disse: "Una fotografia è un segreto di un segreto. Più ti dice e meno sai", credo, forse, che intendesse proprio quello.
E quando Calvino scrive "in modo che venga scoperto ", non chiarisce volontariamente le qualità della scoperta. Evidente? Sospesa? Cerebrale? Emotiva?
Mentre Borges, in un altro passo, in Altre inquisizioni, si esprime meno e più chiaramente al contempo, in maniera, secondo me definitiva, dicendo "quest’imminenza di una rivelazione, che non si produce, è, forse, il fatto estetico."
Ecco la soluzione sul fatto di scoprire l'occultamento!
Non c'è soluzione esprimibile con le parole, ma solamente vivendo nella poesia.
Come disse il multiforme Bruno Munari: "Il più grande ostacolo alla comprensione di un'opera d'arte è quello di voler capire".
Gratitudine a chi, prima di noi, si è addentrato nel mistero per sostenerci nella prosecuzione del cammino.
Varallo, Sacro Monte, Trentottesima cappella
P.G. 22.08.2024