Questo ponte trova parte del suo senso nella stretta collaborazione tra architetti ed ingegneri strutturisti, nella negazione dei paradigmi dell’efficienza fine a se stessa che scambia lo strumento (il ponte) con l’obbiettivo (l’unione delle due sponde del fiume). Viene negato quindi il consolidato processo che vede in Italia il ponte come manufatto esclusivamente tecnico e la sua progettazione affidata solo agli ingegneri. L’obbiettivo qui è invece la costruzione di un luogo. Con Heidegger “il ponte porta il fiume, le rive e la terra ad una vicinanza reciproca: raduna la terra come paesaggio intorno al fiume”. Il ponte permette di raggiungere dall’abitato la Pieve di S. Maria della Mitria senza dover percorrere pedonalmente l’unica via attualmente possibile: la strada provinciale. Il dialogo tra le due porte costituisce un volume in tensione che accentua l’idea di paesaggio, insita sia nell’etimologia di ponte che di porta . Quindi, nella struttura ossidata, quasi fosse preesistente, passa per prima la struttura fluida color argento e poi, mentre sotto scorre il fiume, passa l’uomo che compie il suo percorso.
Nave (BS), 2001 - 2005
Committente:
Comune di Nave (BS)
Progetto:
P. Greppi, P. Bianchetti
Strutture:
E. Danesi, G. Migliorati, S. Menapace
Crediti fotografici:
Paolo Greppi