Il nuovo altare, in marmo, condensa in sé le simbologie del sacrificio e della mensa. La parte basamentale, a croce latina, metafora del corpo, poggia su tre supporti conici in metallo che simboleggiano i chiodi ed è costituita da lastre dello spessore di cm 23 che portano sulle testate verso l’esterno, quattro sculture: l’agnello, la colomba, la spiga e la mandorla (o il pesce). La parte superiore: la mensa, porta su di sé, in corrispondenza dei chiodi a terra, le croci che rappresentano le piaghe delle mani e dei piedi, mentre al centro, la ferita nel costato.
Il capocielo, sostituto del ciborio, quando esso è sospeso anziché reggersi su quattro colonne, posto simbolicamente a protezione dell'altare, risolve anche il rapporto di scala tra l’altare e l’altezza della navata, rafforzando il fuoco dell’altare. In molti antichi cibori, i quattro lati erano addobbati con tende o veli d’oro e seta e l’apertura di tale tetravela era accompagnata da specifiche preghiere rituali. Attingendo nella tradizione il capocielo è quindi costituito da un leggerissimo velo dorato a maglie larghe che si riferisce inoltre, tento al sudario di Cristo quanto al velo del Tempio di Gerusalemme, quanto anche alla volta celeste. I cavi di supporto del velo, dato il suo peso esiguo, potranno essere fissati ai pilastri esistenti, quasi in orizzontale e saranno poco visibili, lasciando immaginare il velo come fosse sospeso. Naturalmente l’altezza di sospensione del velo non ostruisce la vista del dipinto nell’abside e dell’affresco nel bacino absidale soprastante.
Cesare Monaco, L'agnello sacrificale
L’ambone, simbolo di resurrezione e della parola, in marmo, si riferisce, simbolicamente, alla memoria del sepolcro vuoto, ove le lastre del retro e della copertura, cadute a terra, diventano, la prima un segno a terra e la seconda, il gradino per accedere all’ambone. Sul fronte dell’ambone, che è monumentum resurrectionis viene riportato un passo dal Vangelo di Giovanni. Il testo è in caratteri dorati ed, a suggerire la valenza antica, i caratteri, disegnati appositamente, appaiono come frammenti sui quali il tempo ha lasciato i suoi segni. Tra i caratteri, sono poste delle incisioni lineari, scavate nel marmo, quasi a suggerire le linee di costruzione del testo. La posizione dell’ambone è calcolata, come si vede nei disegni, in modo da essere centrato su una delle campiture della balaustra in marmo retrostante.
Il candelabro per il cero pasquale, simbolo della luce di Cristo risorto, vincitore sulle tenebre del male, è costituito da un basamento, alto come la somma dei tre gradini che danno accesso al nuovo presbiterio, e da un fusto del medesimo diametro di quello delle colonne degli amboni esistenti. Il fusto è costituito da ventiquattro dischi in legno di forma stellare a dodici punte e ventiquattro facce ciascuno. Quattro punte, alternate alle restanti otto, sono dipinte con simboli adeguati e rappresentativi, che, salendo, disco per disco, configurano quattro spirali, in riferimento ai quattro evangelisti. Il colore dominante delle facce dipinte diventa, nel salire verso l’alto, sempre più chiaro rappresentando, insieme all’andamento a spirale, il fuoco. I simboli, da studiare dettagliatamente, si riferiranno alla storia liturgica: il giardino del sepolcro, le piante, i fiori, gli uccelli, l’angelo annunziante, la fenice, il cervo, i vasi d'acqua, i quattro fiumi del Paradiso, il pavone ed i quattro evangelisti: Matteo (l’uomo alato), Marco (il leone alato), Luca (il bue alato) e Giovanni (l’aquila). La posizione del candelabro è calcolata, come si vede nei disegni, in modo da essere in asse con uno dei pilastri della balaustra in marmo retrostante.
Cremona (CR), 2020 - 2021
Committente:
Diocesi di Cremona
Prestazioni da incarico:
progetto di concorso
Progetto architettonico:
Paolo Greppi
Andrea Guarneri
Artisti:
Alberto Goglio
Cesare Monaco
Stato:
progetto di concorso