La tesi di laurea di seguito presentata, di cui sono stato corelatore, ha inizio da un assunto: essere realistici nel progetto, ma trascurando, con misura, qualche vincolo che si incontrerebbe nella realtà, per lasciar nascere alcuni spunti che possano arricchire gli spazi urbani.
Ad esempio: il passaggio ipogeo sotto i giardini che fiancheggiano Via Turati potrebbe incontrare un veto da parte della Soprintendenza, ma quanto arricchirebbe i giardini, che oggi hanno una frequentazione scarsa?
Oppure: un ampliamento del Museo di Santa Giulia, quanto potrebbe mutare il tipo di frequentazione del museo, oggi Patrimonio dell’Unesco?
Relazione di progetto
L’area del progetto per un nuovo ingresso, servizi e spazi museali si trova incastonata in una delle porzioni della città di maggior interesse urbano, architettonico e archeologico. Partendo con la nostra analisi si devono subito distinguere tre soglie che delimitano, come dei confini fisici, l’area conosciuta come Orti delle monache. Questi tre elementi, architettonici e geografici, sono: la via dei Musei, il colle Cidneo e la via Brigida Avogadro. La via dei musei, l’antico Decumano Massimo della Brixia romana, si srotola da ovest verso est lungo le pendici del colle Cidneo e, attraversando il cuore della città, si chiude con una scalinata che porta sulla via Brigida Avogadro. Questa porzione di città ricopre un ruolo importante nella storia di Brescia: proprio qui sorgeva il centro culturale e aristocratico della Brescia romana. Grandi Domus, i Fori, il tempio e il teatro giustificano appieno la fama di maggior avamposto romano del settentrione. Il teatro infatti era all’epoca secondo soltanto all’arena di Verona. L’attuale configurazione della via dei Musei lascia però soltanto immaginare lo splendore di quasi due millenni di storia: una serie di stratificazioni millenarie hanno, purtroppo ma ovviamente, coperto questo impianto cittadino, lasciandolo celato alla vista fino al 1823 quando, per volere dell’Ateneo e del comune di Brescia, furono rimessi in luce i resti del tempio Capitolino di cui emergeva dal terreno solamente una colonna: una sorta di monumento alla romanità della città. Percorrendo la via dei Musei da ovest verso est ci si accorge subito del grande impatto emotivo che questa porzione di costruito riesce ad offrire con due cortine di palazzi aristocratici e comunali dal XII al XVI secolo. Troviamo il palazzo del Broletto, attuale sede del comune di Brescia e i palazzi Maggi e Martinengo Cesaresco che sorgono direttamente sulle rovine del Foro e del Teatro. La stessa piazza del Foro, con i suoi scavi archeologici a cielo aperto lascia chiaramente trasparire la natura romana della città. Troviamo in seguito il complesso Monastico di Santa Giulia: un aggregato di edifici e funzioni che vantano secoli di storia, dalla fondazione di S. Salvatore del 753 fino alla chiesa di Santa Giulia del 1599. All’interno dello stesso complesso, oggi adibito a museo della città possiamo visitare una serie di scavi che hanno portato alla luce le rovine di alcune tra la più belle domus del nord Italia e che hanno massima espressione nelle domus di Dionigio e delle Fontane conosciute come Domus dell’Ortaglia. Delimitata come un “ortus conclusus” a nord dalle pendici del Cidneo, a sud dalla cortina di abitazioni della fine dell’800, a ovest da un’ala di Santa Giulia e a est da porzioni di mura romane, l’area delle domus dell’Ortaglia è ora adibita a parco archeologico. Qui possiamo ammirare a cielo aperto reperti frammentari di alcuni giardini romani di cui sono stati ricreati i percorsi e le essenze tipiche. A nord, come accennato prima, il Parco dell’Ortaglia inizia ad inerpicarsi sulle pendici del colle e, se non fosse per l’edificio di mediocre fattura, ora occupato dall’istituto Artigianelli, potrebbe estendersi ad occupare un’area che, secondo la carta archeologica bresciana, è molto ricca di insediamenti e rovine romane. Il colle Cidneo sulla cui sommità sorge il Castello di Brescia è principalmente adibito a parco naturalistico ed archeologico della città. Avamposto militare, ospita al suo interno alcuni musei e, con una serie di percorsi, diventa un itinerario culturale e turistico non indifferente. Si possono visitare, oltre al mastio, vaste porzioni di mura e osservare la città con un punto di vista eccellente, dalle due torri e dai bastioni. E’ proprio uno di questi bastioni, quello della Pusterla, che caratterizza il terzo limite dell’area analizzata ovvero la porzione di città che partendo dal bastione arriva fino al Piazzale Arnaldo, antica porta cinquecentesca della città veneta. Questo spazio è caratterizzato e delimitato da due strade e due resti paralleli di mura: quelle Augustee e quelle cinquecentesche. Queste ultime sono ben visibili in due tratti: quello che dal bastione si infossa nel parco della Pusterla e quello che riemerge in prossimità di Fossa Bagni nel Piazzale Arnaldo. Parallelamente a questa traccia corrono due strade: la via Brigida Avogadro e la via Filippo Turati. La via Avogadro è a sua volta compresa, in prossimità dell’area di progetto, tra le stesse mura venete e una piccola porzione di mura romane con rifacimenti dei primi del 900. La via costeggia quindi il parco di via Turati partendo da Fossa Bagni per giungere sulla sommità del colle Cidneo. Ulteriore importante elemento da sottolineare in questa analisi è il sistema del traffico automobilistico e pedonale che rendono quest’area molto sensibile. Il museo di Santa Giulia è attualmente raggiungibile quasi soltanto percorrendo la via dei Musei dove peraltro si trova il suo attuale ingresso. Questa via è aperta al traffico che è consentito ai soli residenti, fatto che rende possibile il raggiungimento del museo esclusivamente grazie ai trasporti pubblici dalla stazione ferroviaria. Per ovviare a questa mancanza di posti auto e per valorizzare una delle zone più sottovalutate della città, il parco di via Turati, il comune di Brescia ha commissionato
all’Architetto Benno Albrecht il progetto e la realizzazione di un parcheggio sotterraneo multipiano all’interno di Fossa Bagni. Come detto precedentemente Fossa Bagni si trova in adiacenza a Piazzale Arnaldo, all’inizio di via Brigida Avogadro e fa parte del parco di via Turati che si inerpica fino al bastione costeggiando e coprendo in parte le mura venete cinquecentesche. Il parcheggio voluto principalmente per supportare il museo, riveste egregiamente anche un ruolo non voluto; deviare il flusso di visitatori che raggiungono così l’area del museo attraverso un itinerario alternativo: il parco di via Turati. Analizziamo ora il complesso monastico di Santa Giulia. Come detto precedentemente il complesso vanta secoli di storia che vanno dall’impero romano, passando per il regno dei Longobardi fino a giungere al periodo altomedievale. Tradotto in termini di aggregato architettonico significa un complesso di spazi e architetture che raccontano la storia e la cultura bresciana nel corso dei secoli. Proprio per queste motivazioni e per la complessità e la vastità del complesso, si è deciso, negli anni ’70 di adibirlo a museo della città. Dopo un susseguirsi di progetti e dibattiti durati trent’anni il progetto e la realizzazione dell’allestimento del museo sono stati affidati infine al gruppo di progettazione degli architetti Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni. I dibattiti e le discussioni degli anni ’70 volevano un progetto su ampia scala che non comprendesse solo la musealizzazione del complesso monastico bensì di tutta l’area adiacente il decumano e il colle Cidneo; quasi si volesse realizzare un museo aperto, un museo che fosse la città stessa a raccontare. Oggi Santa Giulia è un museo di caratura internazionale ma presenta delle problematiche di carattere pratico non di poco conto. Santa Giulia nasce come complesso monastico non certo come museo e gli allestimenti interni, nonostante la qualità della scenografia e la cura dell’esposizione, non rendono giustizia alla qualità dell’opera architettonica, facendola diventare un mero contenitore d’arte piuttosto che un edificio da visitare e da celebrare. Inoltre il materiale esposto lungo le gallerie e gli spazi dedicati alle mostre sulla città non celebra mai, anzi in parte cela, le potenzialità architettoniche e culturali di questi edifici. Non vuole essere affatto una critica, anzi, il materiale esposto merita un contenitore di questa qualità e la serie di spazi concatenati di grande spessore rendono questo museo facilmente godibile e di sicuro effetto. Mancano però una serie di servizi vitali per un museo di queste dimensioni e soprattutto manca un rapporto, nel suo essere visitato, con l’area del giardino dell’Ortaglia. Per quanto riguarda i servizi, gli architetti Tortelli e Frassoni, con la committenza pubblica, hanno realizzato un padiglione che ne racchiude alcuni tra cui una biglietteria aggiuntiva (che ha solo peggiorato la fila di visitatori sulla via Musei) un bookshop e uno spazio ristoro caffetteria. Questo piccolo edificio è stato realizzato in concomitanza della mostra degli Impressionisti e, con la conferma degli stessi architetti, vuole solo
essere un episodio provvisorio. Difatti manca un totale legame con la zona delle domus circostante e rende di fatto non visitabile la contigua area dei giardini dell’Ortaglia.
Il mio progetto si occupa quindi di fornire un legame forte tra la città moderna e il percorso museale delle domus cercando di farlo fornendo una serie di servizi di cui il museo è carente e dotandolo di un nuovo ingresso che risolva una volta per tutte le problematiche di traffico dei visitatori deviandolo in un’area della città che manca totalmente di reciprocità con la confinante Ortaglia. Questa area è quella comprensiva della Fossa Bagni, della via Avogadro e del parco di via Turati.
Analizzando più nel dettaglio l’area di confine tra l’Ortaglia e la via Avogadro si può subito notare la differenza di quota tra i due livelli di circa sette metri. Il muro di contenimento che argina la massa di terreno che supporta la strada è un rifacimento sul tracciato delle antiche mura romane di età Augustea. Inoltre il salto di quota è reso ancora più sensibile dalla presenza del muro stesso che si innalza di ulteriori due metri, rendendo di fatto l’osservazione dell’Ortaglia impossibile dalla via Avogadro. La sensazione che permane da questo luogo è di nuovo l’assoluta mancanza di comunicazione tra la via Avogadro e la sottostante area delle domus. Una sorta di valico
insuperabile. Il naturale desiderio di osservare l’area degli scavi e il complesso di Santa Giulia da questo punto della città, è messo ancor più in risalto dalla volontà di superare quel valico e immergersi nell'affascinante area sottostante. Da qui, grazie a tutta una serie di necessità invocate dal complesso museale sottostante e dalla considerazione del luogo specifico della città in cui ci troviamo, nasce il gesto progettuale della mia proposta: un nastro di servizi e spazi espositivi che trasporti il visitatore dalla via Avogadro allo spazio museale sottostante costituito dall’insieme del museo, delle domus e dell’area archeologica dei fori; nonché inizio del percorso museale all’aperto che comprende tutta la via dei Musei fino alla piazza del Mercato. Fornendo al contempo un nuovo ingresso e una riqualificazione generale dell’area dei giardini sottostante. Osservando ancora più da vicino l’area del parco della Pusterla, che si arrampica verso il successivo parco del Castello, si può notare la chiara mancanza di richiamo visivo da parte del complesso museale di Santa Giulia. Soprattutto percorrendo la via Turati, strada ad alta densità di traffico, non ci si rende quasi mai conto di essere al cospetto del cuore artistico di Brescia. La presenza del nuovo ingresso lungo questa fascia di città, rende quindi possibile una visibilità maggiore a tutto il complesso. Analizziamo ora più da vicino il percorso dal nuovo ingresso al museo di Santa Giulia. Procedendo attraverso il parco della Pusterla o sull’area pedonale che sale verso il castello lungo la via Avogadro, si viene accompagnati verso l’ingresso dell’edificio che invade un piccolo spazio ricavato tra le mura del ‘900 e la strada. Superando l’ingresso ci si trova subito in un grande spazio al coperto dove troviamo la biglietteria per il museo di Santa Giulia e uno spazio di sosta che apre la visuale, attraverso un’ampia apertura, sullo spazio sottostante e sul fronte est del complesso, in perfetto allineamento con quello che doveva presumibilmente essere un ulteriore chiostro del monastero. L’atrio, oltre a questi servizi, offre la possibilità di intraprendere subito differenti percorsi: si può procedere e iniziare la visita del complesso oppure utilizzare gli elementi di distribuzione verticale per raggiungere il secondo foyer al piano sottostante e la promenade ricavata sul tetto dell’edificio. Quest’ultima inizia dal punto più alto della copertura e prima di ritornare alla quota iniziale dell’atrio di ingresso, permette di osservare e di addentrarsi nello spazio dei giardini dell’Ortaglia da un punto di vista particolare e privilegiato. Si può invece decidere di scendere, utilizzando scale ed ascensori, al foyer sottostante dove si trovano buona parte dei servizi tra cui il guardaroba, i servizi igienici e la zona ristorazione caffetteria. Una volta iniziato il percorso che prosegue la zona dell’ingresso, ci si addentra nel cuore dell’edificio. Una serie di spazi espositivi sulla destra, intervallati da vetrate che lasciano a vista la struttura e il rivestimento dell’edificio, accompagnano il visitatore durante la discesa verso il museo e introducono i temi che saranno trattati all’interno del museo stesso. Sul lato sinistro si sviluppa invece un bookshop che termina insieme alla rampa di discesa e agli spazi espositivi alla fine del primo tratto del percorso. Qui si apre un piccolo atrio di sosta che introduce al secondo spazio dell’edificio e fornisce un altro punto di osservazione sul viridarium sottostante. Percorrendo il secondo tratto ci si avvicina gradualmente al complesso di Santa Giulia. Questo spazio è caratterizzato da un’ampia flessibilità: concepito come sala espositiva multifunzione, può essere usato per allestimenti di varia natura, sia di supporto al Museo sia per esposizioni itineranti di medio piccola grandezza. Percorrendolo, troviamo sul lato destro, rivolto a nord, una vetrata a nastro lungo tutta la sua lunghezza, attraverso la quale è possibile osservare, dietro il rivestimento dell’edificio, fatto di sottili listelli di legno intervallati, la prospettante area archeologica. Sul lato sinistro la superficie è completamente tamponata, ma munita di un lucernario a soffitto che determina una corretta illuminazione naturale delle opere in mostra. Si giunge poi ad un ultimo spazio di sosta prima di percorrere il terzo tratto del complesso: quello che porta alla quota del museo di Santa Giulia. Il terzo tratto è caratterizzato da tre sale espositive distinte. Collegate tra loro da rampe e piccole scalinate, raccontano in tre spazi successivi, le due principali raccolte di materiale sul complesso monastico di Santa Giulia. La prima sala celebra il racconto della storia e delle trasformazioni e stratificazioni che il complesso ha subito nel corso di quasi mille anni di storia. La seconda sala racconta invece di tutti i progetti che hanno determinato la storia del Museo della città. La terza sala, ormai prossima alla quota del terreno lascia un ultimo momento di riflessione personale sul complesso che si andrà a visitare e lo fa lasciando al visitatore la possibilità di osservare l’ala incompiuta del complesso da dietro una grande finestratura aperta sul cortile dell’ortaglia. Una volta raggiunta la quota zero dell’edificio si può uscire nel cortile utilizzando la parte di struttura aggettante rivolta verso il portico dell’ingresso al complesso museale vero e proprio. Se invece si vuole usufruire dei servizi si può percorrere l’ultimo tratto dell'edificio. Un quarto segmento vira di novanta gradi verso la cinta muraria che racchiude i giardini dell’Ortaglia e si riporta subito in quota con una rampa giungendo così in prossimità dell’ingresso di una grande sala multifunzione. Poiché l’enorme mole di materiale presente nella biblioteca di Santa Giulia non è purtroppo consultabile in loco per l’assenza di uno spazio adeguato e dedicato, questo spazio si presta egregiamente a questa funzione. Il lato rivolto verso nord prende la luce migliore destinata alla lettura attraverso la parete finestrata. La sala può comunque essere utilizzata in maniera flessibile, potendo diventare anche una sala conferenze o proiezioni durante le grandi mostre che si svolgono al museo di Santa Giulia. Superata la sala lettura si prosegue lungo un’altra rampa che riporta l’edificio alla quota zero e si raggiunge quindi il foyer sottostante quello dell’ingresso. Qui troviamo due uscite che portano ai percorsi dei giardini e agli scavi, il blocco scale ed ascensori che riportano verso l’ingresso sette metri più sopra e, oltre ai servizi igienici, troviamo un guardaroba e una grande caffetteria. Quest’ultima si trova nel tratto finale dell’edificio che si è ormai infilato nel terreno sottostante la via Avogadro, sfondando il rifacimento delle mura Augustee. Il locale ristorazione si sviluppa intorno ad uno scavo che mette alla luce le mura cinquecentesche rendendole visitabili attraverso una serie di scale che portano il visitatore ad una quota di meno 5 metri. L’ultimo tratto prosegue infine con una serie di tre rampe che portano ad una terrazza a una quota superiore e che insieme all’edificio stesso fuoriescono dal terreno dentro il parco di via Turati. Quest’ultimo gesto vuole riassumere un concetto molto semplice: fornire Brescia di una sorta di vetrina dell’arte e dell’architettura che prospetta direttamente su un asse che non gode della dovuta importanza e fruizione. Ritornando all’interno dell’area dell’Ortaglia ed una volta varcata l’uscita più vicina al museo, ci si trova subito in un piccolo piazzale incastrato tra i due edifici. Da qui inizia un ulteriore percorso all’aperto che ci permette di visitare i giardini di nuova costruzione, progettati come una continuazione di quelli esistenti realizzati da Tortelli & Frassoni. Le geometrie che formano i percorsi si incastrano bene con la proiezione a terra dell’edificio. La passeggiata risulta gradevole anche per i continui saliscendi del terreno che, unitamente ai passaggi in quota dell’edificio soprastante, creano una serie di spazi riparati una volta all’aperto. In prossimità del terzo tratto, quello che celebra il complesso monastico, troviamo uno scavo archeologico che virtualmente rimette alla luce una nuova domus romana. Si tratta di una operazione concettuale e quindi non corrispondente alla realtà,
ma, osservata la carta archeologica, si tratta di un’area ad alto potenziale archeologico. A supportare questo concetto, viene in aiuto anche la tipologia e la tecnica costruttiva dell’edificio. Si tratta di una costruzione che invade lo spazio dell’Ortaglia in maniera sostanziale ma l’impronta a terra dell’edificio è in buona sostanza puntiforme ed avviene in soli quattro punti, corrispondenti agli angoli tra i quattro tratti. In due di questi appoggi, l’ancoraggio a terra avviene tramite pilastri che fuoriescono dal terreno e sostengono l’intero edificio costituito da una struttura in acciaio. Negli altri due casi, in prossimità delle uscite dell’edificio, l’impronta a terra è maggiore per permettere al visitatore di uscire dall’edificio alla stessa quota del terreno. Per concludere vorrei sottolineare alcune caratteristiche dell’edificio. Il progetto nasce come supporto al museo di Santa Giulia e come tale fornisce una serie di servizi atti a migliorare la fruizione di questi magnifici spazi. Questo edificio si prodiga quindi, nella sua interezza, a completare un percorso che comprende non solo il museo ma tutta l’area circostante dei giardini. Inoltre vuole essere di supporto all’intera area cittadina, costituendo un tramite tra due parti di città che confinano tra di loro ma non dialogano. Ma i tratti salienti di questo progetto lo rendono anche un edificio che può tranquillamente sopravvivere da solo, nella sua interezza o per parti. Infatti considerando l’intero edificio, esso è un vero e proprio museo autonomo con sale espositive, servizi e una zona all’aperto oltre che ingresso e uscite indipendenti. Può funzionare anche solo come sala lettura indipendente e in un luogo privilegiato. Infine può essere un percorso visivo che ci permette di conoscere, da un punto di vista privilegiato, una delle zone con la più ricca stratificazione di storia e cultura di tutta la città.
Alessandro Manzullo