La tesi di laurea di seguito presentata si propone, nel confronto con l'antico e con la città contemporanea, di risolvere un brano di tessuto nel cuore del centro storico, ferito dalle demolizioni del primo decennio del '900 seguite da quelle dell'era fascista nel 1939. Come curare una ferita? La prima idea: un prato che addolcisca il suolo e lasci sentire la memoria dei fatti. Un po' come la prima idea di Carlo Scarpa per la tomba Brion: mille cipressi. Poi, il senso di responsabilità (e di civiltà) ha portato alla scelta di restituire le condizioni del tessuto urbano originali, nelle quali era sorto il Palazzo della Loggia. Il progetto non ferma l'immaginazione nell'intensità del luogo, come la fermerebbe il sistema di vincoli che la sospenderebbero sul nascere se si trattasse di un progetto reale. L'idea, qui, è di indietreggiare di qualche secolo, sentirsi come gli antichi, come se ci trovassimo di fronte al Mausoleo di Adriano, salvatosi per le mille modifiche che oggi condanneremmo, ma che in realtà gli hanno consentito di non cadere in rovina. Allora il disegno si libera e produce un’architettura senza timori. Quella che possiamo costruire oggi, con il decoro ed anche le mancanze che fanno parte della nostra condizione, ma con sincerità.
La scelta del luogo in cui vengono inseriti il Museo della città', l’Urban Center e le sale di lettura nasce da diversi fattori. La volontà di realizzare un edificio che rappresenti e racchiuda in sé il passato di una città che ha contribuito a caratterizzare fasi essenziali della storia d'Italia ha fatto sì che il museo venga realizzato in un luogo come Piazza Rovetta, nel cuore della città, con rilevanza storica e architettonica data dalla presenza del palazzo della Loggia, oggi sede della giunta comunale di Brescia.
Piazza Rovetta è collocata in un punto nodale, a completamento di un percorso che è possibile intraprendere percorrendo la via dei Musei, tra il fulcro religioso cittadino, quale il Duomo vecchio e il Duomo nuovo e il monastero benedettino di Santa Giulia che rappresenta oggi il forziere dell'arte della città di Brescia.
Oggi però questo spazio aperto, non definibile come è ridotto a parcheggio pubblico.
Da qui la volontà di collocare in questo luogo due edifici in grado di caratterizzarlo e al contempo renderlo fulcro di relazione culturale e sociale tra i cittadini.
Un altro motivo per cui è stato scelto questo luogo nasce dalla volontà di ricostruire anche parzialmente l'antico isolato demolito in differenti momenti storici dagli inizi del secolo scorso.
La realizzazione del museo vuole essere anche un tentativo di ricucitura dello squarcio lasciato alla città dalla cultura fascista. Un aspetto che ha influito nelle scelte progettuali è stata la morfologia urbana del luogo, che mette in contrapposizione il tessuto urbano medievale a lotto gotico di Via San Faustino e Rua Sovera, e la grandiosità rinascimentale del palazzo della Loggia, con le sue dimensioni monumentali. Il salone Vanvitelliano a piano primo della tipologia del palazzo della ragione, di superficie quadrata di 25 metri di lato e con un'altezza di 9.25 metri risulta monumento alla scala territoriale.
II progetto consiste nella realizzazione di un edificio adibito a sale di lettura, verso nord, che in questa sede è stato sviluppato solo come masterplan, proponendo solo linee guida per lo sviluppo del tema che si inserisce nel contesto di Via San Faustino e Rua Sovera. Il complesso vuole essere un completamento dell’isolato urbano sul quale si attesta, con l'intento di non snaturare il carattere delle strade con prospettive consolidate nel tempo, appartenenti alla memoria collettiva della città. Tale proposito rispettoso trova nella misura del lotto gotico, su cui è costruito l'isolato compreso tra le vie sopra citate, la definizione dell'intero impianto. Da questi aspetti nasce la pianta dell'edificio con le tre sale di lettura disposte come stecche parallele, che si inseriscono nel contesto urbano in modo sensibile e attento alla morfologia, con una lettura contemporanea dello spazio.
Il servizio offerto risulta necessario per la città di Brescia in quanto le attuali sale di lettura non sono in grado di soddisfare l'esigenza dei cittadini e degli studenti universitari. Il luogo, inoltre, è facilmente raggiungibile dagli studenti delle sedi dell'Università di Brescia e dell'Università Cattolica.
Il progetto racchiude al suo interno un mix di attività che lo rendono polo attrattivo per la collettività e per il turismo. Infatti all'interno di questo edificio polifunzionale sono presenti spazi per i cittadini quali: l'infopoint del Comune di Brescia e di Brescia Mobilità, spazi adibiti a funzioni commerciali quali ristorante, caffetteria e book shop, spazi pubblici come la piazza coperta e spazi con finalità culturali come l'Urban Center con annessa sala conferenze. La scelta di inserire un edificio accanto allo scalone laterale del palazzo della Loggia occludendo in parte la possibilità di ammirare il monumento simbolo di Brescia da piazza Rovetta, è frutto della volontà di ricreare un edificato urbano simile al contesto in cui venne costruito il palazzo della Loggia.
Il nuovo edificio è collegato al palazzo della Loggia: il nuovo e l’antico formano un unico edificio.
Nella parte a terra viene praticato uno scavo che mette in luce e rende visibili e praticabili le volte di copertura dei canali ipogei che passano sotto il palazzo e attraversano la città.
Lo spazio museale si snoda in sette piramidi esternamente rivestite in piombo, come la copertura a carena del palazzo della Loggia.
Ogni piramide corrisponde ad un periodo storico in sequenza diacronica, dalla città romana a quella contemporanea.
I periodi sono i segeuenti:
Piramide 1: Cartografie storiche, rete dei percorsi idrici sotterranei
Piramide 2: Città Romana
Piramide 3: Città Medievale
Piramide 4: Città Rinascimentale
Piramide 5: Città Ottocentesca
Piramide 6: Città Fascista
Piramide 7: Città Contemporanea
Alessandro Marchesetti