Paolo Greppi

Né architettura, né scultura. Riflessioni sull'abitare contemporaneo

Abbiamo tutti bisogno di una casa dove stare, ma appena prendiamo ad abitarla, a eleggerla a nostra dimora, forte diventa il richiamo del “fuori”, un “fuori feriale”, un “fuori festivo” da cui ripartire per tornare a casa. In questo andirivieni ritmico o casuale, in questa oscillazione che ci fa disabitare sia il dentro che il fuori, trovano il loro senso l’amore, la casa, la malinconia, la fede, la parola, il pensiero. Nessuna fondazione è mai definitiva, nessuna decisione è mai irreversibile, nessuna parola è mai l’ultima, nessuna promessa è mai eterna.(U. Galimberti, Paesaggi dell’anima, Mondadori, Milano, 1996)
Abito a casa mia come abito all’interno della mia pelle:so di pelli più belle, più ampie, più resistenti,più pittoresche, ma mi sembrerebbe innaturale cambiarle con la mia.(P. Levi, L’altrui mestiere, Einaudi, Torino, 1985)Non sono mai stato capace di costruire una casa, un’autentica casa.(A. Siza, Scritti di architettura, Skira, Milano, 1997)

A trasformare un’abitazione in casa ci pensa la vita; solo la vita?

O possiamo supporre di individuare alcune qualità, incontrollabili credo, che risiedono negli edifici e che sono in grado di creare una sorta di campo psichico che predisponga all’abitare?

Questo lavoro cerca di dare risposta a tale interrogativo.

Difficile nel farsi, senza contesto, indaga alcune emozioni dell’abitare-essere (gravità - inconsistenza, vuoto - massa, calore – algore, oscuro – conosciuto), che solo eccezionalmente un progetto riesce a controllare e che qui si contestualizzano in un oggetto celibe, un processo interrotto che non incontra un contesto reale.

Non un progetto, quindi. Né architettura, né scultura. Un tentativo di indagine interiore su un istante che ognuno vive quotidianamente. Che, per noi progettisti, sotto forma di memoria inconsapevole, prelude al progetto e che, per ognuno, sta, poi, dopo la costruzione, nell’abitare, sfondo di una felicità possibile. Per poi ritornare intermittente, per noi, nelle intenzioni di un altro progetto. Per scomparire nuovamente, sempre più sfuggente, nei disegni esecutivi o nei cantieri…

Materiali: Acciaio C40, noce nazionale, feltro industriale, granito Nero assoluto, viti in ferro. Dimensioni cm 12x50x50, peso kg 50.


P.G., Brescia, 16.03.2000



Lo scritto è pubblicato in:

House sweet home, Milano, Ventisette, 2001

Catalogo dell'esposizione.