Paolo Greppi

Architettura/Speranza

Ieri, con due colleghi, ho tenuto una lezione sulla realizzazione di centri cottura, tema affrontato una decina di volte. Sia per edifici da ristrutturare, che per edifici nuovi. Tema difficile per l'alto contenuto tecnologico e per i necessari apporti e convergenze di almeno nove discipline progettuali. Tema oltremodo costoso. 

Ma soprattutto, tema che, data la complessità, ci stringe in una morsa. Possiamo soccombere, sopraffatti dalle pressioni delle norme, degli impianti, dei diagrammi funzionali, dei processi produttivi, dei regolamenti igienici, del controllo dei costi, e così via.

Se cediamo, l'architettura muore.

I miei colleghi, che si occupano di tecnologia alimentare e di contrattualistica pubblica, pur collaborando da anni, dopo il mio intervento, mi hanno detto: «sai che non avevamo mai riflettuto sul fatto che l'architettura potesse rappresentare la volontà di un'epoca e le aspirazioni dell'uomo?».

In seguito, riflettendo, mi sono reso conto di aver usato parole d'altri, dai quali c'è ancora tanto da imparare:

"L’architettura è la volontà di un’epoca tradotta nello spazio." 

Ludwig Mies van der Rohe

"Le aspirazioni dell’uomo, ciò che le ispira, sono l’inizio del lavoro dell’architetto."

Louis Kahn

Finché ci saranno persone che, dal di fuori della disciplina, avranno il cuore per stupirsi ed accogliere qualcosa, per loro nuovo, che aiuti a vivere meglio, l'architettura e l'uomo potranno nutrire ancora speranza.

P.G. 08.10.2021


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