Paolo Greppi
Alchimia, ingressi
Il lavoro sugli occhi è fatto.Ora andiamo e facciamo il lavoro sul cuore,sulle immagini che sono imprigionate dentro di te.”Rainer Maria Rilke
“Per la psiche l’oscurità di espressione è naturale. Prova ne siano i nostri sogni: meri bagliori.”James Hillman
“Le esperienze degli alchimisti erano, in un certo senso,le mie esperienze, ed il loro mondo era il mio mondo.Naturalmente questa fu per me una scoperta importante: avevo trovato l’equivalente storico della mia psicologia dell’inconscio.Ora essa aveva un fondamento storico.”C. G. Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, Bur, Milano, 2004, p. 250
Che cosa è, allora, il tempo?Se nessuno me lo chiede, lo so;se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so.Agostino d’Ippona
"Il passo da fare è di approfondire la storia fino al punto – non sembri un paradosso – di dimenticarla.Se faremo una perfetta combustione della tradizione non lasceremo scorie e tutta l’energia sarà nella fiamma nuova".Ernesto Nathan Rogers
“Dev’esserci qualcosa di stranamente Sacro nel sale.Si trova nelle nostre lacrime e nel mare.”Kahlil Gibran
Spesso, quando chiudo gli occhi e sto per addormentarmi, percepisco immagini molto chiare ed altrettanto fuggevoli, che posso distinguere solo in quei momenti e per poche frazioni di secondo. Un fatto simile accade quando i miei occhi, mentre fissano un’immagine e la vedono con precisione, riescono, nella visione periferica, con la “coda dell’occhio” a cogliere presenze sfuggenti. Descrivere la qualità delle visioni, sia nel primo che nel secondo caso, non è semplice. Questo è il punto: sia le immagini che ci giungono dall’interno, che quelle provenienti dall’esterno, hanno un carattere indefinibile, quasi inafferrabile, che credo sia proprio ciò che le rende affascinanti. Sono simili alle immagini dei sogni. Il fatto però che sia possibile per noi giungere a queste visioni con un atto parzialmente volontario, al contrario di ciò che accade nei sogni, ci offre una porta d’accesso alle forze archetipiche e ci permette di avvicinarci a ciò a cui aneliamo nell’operare: attingere alla purezza nella profondità dell’inconscio, lontani dai condizionamenti culturali. L’immersione nel colore e nella materia nell’elaborazione di questo progetto, mi ha permesso qualcosa di simile: l’accesso ad un diverso modo di procedere, libero dai vincoli dell’abitudine, dal linguaggio consueto, dalla prigione della razionalità, mi ha permesso un modus operandi fenomenologico. L’antica massima greca: “salvare i fenomeni”, come ricordava Hillman, significa viverli e non tradurli per non inaridirli. Significa essere aperti attraverso i sensi agli stati dell’anima.
Ricordo una poesia di Fernando Pessoa, che descrive con precisione questi avvenimenti:
Le Isole Fortunate Quale voce viene sul suono delle onde
che non è la voce del mare?
E' la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
proprio per esserci messi ad ascoltare.
E solo se, mezzo addormentati,
udiamo senza sapere che udiamo,
essa ci parla della speranza
verso la quale, come un bambino
che dorme, dormendo sorridiamo.
Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno luogo,
dove il Re vive aspettando.
Ma, se vi andiamo destando,
tace la voce, e solo c'è il mare.
P.G. 08.08.2022