Paolo Greppi

Alchimia, cucina, architettura


“Tempo presente e tempo passatosono forse entrambi presentinel tempo futuro e il tempo futuroè contenuto nel tempo passato. Se tutto il tempoè eternamente presentetutto il tempo è irredimibile.Ciò che avrebbe potuto essereè astrazione che rimanepossibilità perpetuasolo nel mondo della speculazione.Ciò che avrebbe potuto essere e ciò che è statomirano a un solo fineche è sempre presente”.T. S. Eliot, "Quattro Quartetti", Burt Norton, I
“Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte;soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogodella nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente”.Rainer Maria Rilke“La formula l'Opera al nero data come titolo al presente libro designa nei trattati alchimistici la fase di separazione e di dissoluzione della sostanza ed era, pare, la parte più difficile della Grande Opera. Si discute tuttora se tale espressione venisse applicata ad audaci esperimenti sulla materia o se si riferisse simbolicamente al travaglio dello spirito nell'atto di liberarsi dalle abitudini e dai pregiudizi. È probabile che sia servita a indicare alternativamente o simultaneamente l'uno e l'altro.”Marguerite Yourcenar, L'opera al nero

Attraverso l’impegno del mestiere ho forse raggiunto la consapevolezza di quanto i processi che ci conducono alla concezione dell’architettura, abbiano origini irrazionali. Supponiamo di essere coscienti della genesi dei nostri progetti, e spesso descriviamo il percorso e le ragioni che fondano le nostre idee. In realtà non ne conosceremo mai l’origine. Ciò che invece mi pare di avvertire, e ritengo di accettare, è il caos, l’oscurità dell’origine delle idee.

Sappiamo bene quanto l’architettura agisca per trasformazione: dei materiali, dei luoghi, della forma, ma l’incontro con un edificio per preparare cibo, mi ha messo di fronte in maniera più profonda ed appassionata all’analogia fra le due discipline: l’architettura e la cucina, anch’essa eminentemente metamorfica. Mentre pensavo l’edificio, la lettura di uno scritto di James Hillman: “Psicologia alchemica”, mi ha condotto ad un’altra disciplina che, dialogando con le due precedenti, ci fa strada: l’alchimia, protagonista, prima della nascita del metodo scientifico, delle arti di trasformazione, ed alla lettura psicologica che ne è stata data da Carl Gustav Jung ed in seguito da James Hillman.

La cucina e l’alchimia seducono l’architetto perché la materia, il fuoco, i recipienti, il sorvegliare, il pazientare, rispecchiano le modalità del progettare. L’agire nel giusto tempo (il kairos greco), né cronologico, né atmosferico, ma opportuno, e nella giusta misura, tenendo aperti gli occhi dell’anima, ci consentono di scomporre e ricostituire le immagini per arrivare al nuovo, che al contempo sia antico, ricco dell'immaginazione e della sostanza originaria degli ingredienti (tempo passato), ma anche di quella dei risultati ottenuti (tempo presente).

Marguerite Yourcenar in L’opera al nero, si riferisce nei seguenti termini all’alchimia: “Si discute tuttora se tale espressione venisse applicata ad audaci esperimenti sulla materia o se si riferisse simbolicamente al travaglio dello spirito nell'atto di liberarsi dalle abitudini e dai pregiudizi. È probabile che sia servita a indicare alternativamente o simultaneamente l'uno e l'altro.”

Che l’architettura trasformi l’architetto, credo sia un fatto.

P.G. 04.08.2022


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