A trasformare un’abitazione in casa ci pensa la vita; solo la vita? O possiamo supporre di individuare alcune qualità, incontrollabili credo, che risiedono negli edifici e che sono in grado di creare una sorta di campo psichico che predisponga all’abitare? Questo lavoro cerca di dare risposta a tale interrogativo. Difficile nel farsi, senza contesto, indaga alcune emozioni dell’abitare-essere (gravità - inconsistenza, vuoto - massa, calore – algore, oscuro – conosciuto), che solo eccezionalmente un progetto riesce a controllare e che qui si contestualizzano in un oggetto celibe, un processo interrotto che non incontra un contesto reale. Non un progetto, quindi. Né architettura, né scultura. Un tentativo di indagine interiore su un istante che ognuno vive quotidianamente. Che, per noi progettisti, sotto forma di memoria inconsapevole, prelude al progetto e che, per ognuno, sta, poi, dopo la costruzione, nell’abitare, sfondo di una felicità possibile. Per poi ritornare intermittente, per noi, nelle intenzioni di un altro progetto. Per scomparire nuovamente, sempre più sfuggente, nei disegni esecutivi o nei cantieri…
Materiali: Acciaio C40, noce nazionale, feltro industriale, granito Nero assoluto, viti in acciaio.
Dimensioni cm 12x50x50, peso kg 50.
Paolo Greppi, Brescia, 16.03.2000
Life takes care of turning a place into a home, is it just life?
Or can we imagine to spot some qualities, I believe unrestrainable, which sit within buildings and which are able to create a kind of psychological field predisposing towards dwelling? This work tries to give an answer to such equiring .
It is hard to do, with no context; it investigates some emotions of living-being (gravity- inconsistency, emptiness-mass, heat- chilliness, darkness-Known), Which only by exception one project can control and which in this case meet with their own context in an unmarried object, an interrupted process which does not find real context. Therefore not project.
Neither architecture, nor sculpture. An attempt to an interior investigation on an instant daily experienced by everyone.
Which for us designers, as an unconscious memory leads to a project and which, for everyone, later, after the construction, means living, background of a possible happiness which intermittently comes back for us, in the aim of a new project. And eat disappears again, each time more evasive, in the construction drawings and on the building-site…
Associazione Ventisette, Milano, Italia
Esposizione a cura di Giovanna Borasi, Roberto Murgia, Filippo Taidelli
10.04.2000 / 16.04.2000
Scultura e testo:
Paolo Greppi