Le architetture di Paolo Greppi e Pierluigi Bianchetti sono tese, in un paesaggio e un tessuto discontinuo, alla ricerca di un carattere proprio. E’ un rapporto complesso quello che si instaura tra i loro edifici e il paesaggio circostante. Una sorta di tensione tra diversi atteggiamenti: da un lato la volontà di trovare un linguaggio giusto e appropriato al luogo, come se i progetti ne fossero un prolungamento e una narrazione sintetica; dall’altro la ricerca in ogni progetto di un carattere proprio, autonomo e assolutamente contrario ad un atteggiamento mimetico.
Elementi prelevati
Ogni progetto sembra infatti nascere da una relazione con il contesto e dalla volontà di comprensione di quel luogo specifico, ma nello stesso tempo afferma un suo carattere dovuto ad elementi che sono volontariamente prelevati da altri contesti. Sofisticati prelievi e citazioni di preesistenze, a volte singoli elementi legati ad architetture esistenti, o riferimenti a materiali e al modo di utilizzarli, altre volte derivazioni o echi di spazi, che utilizzano nuovamente nei loro progetti per definire il carattere del luogo e dell’edificio. Così i cimiteri di Palazzolo e di Borgosatollo si sviluppano entrambi intorno a corti e giardini, che attribuiscono loro una dimensione legata al domestico e al quotidiano. A Borgosatollo le tombe sono disposte in grandi stanze, in una spazialità che riecheggia il carattere raccolto e l’intimità degli ambienti domestici. Sul fondo delle sale, illuminate da lucernari e rivestite in pietra, ritroviamo in forte contrasto, una nicchia interamente realizzata in legno, quasi un’alcova protetta, un ulteriore elemento che ci trasporta magicamente in una dimensione più raccolta. Le urne cinerarie, sono disposte in semplici volumi di pietra, distribuiti nella corte tra alberi di betulla o negli angoli dell’edificio, quasi a divenire parti di un paesaggio secco o a richiamare i mobili di una casa.
Ricerca anti-tipologica
Nelle loro architetture ritroviamo anche una sorta di comprensione della società contemporanea e delle trasformazioni in atto; una società dove abbiamo ormai difficoltà a tracciare una linea precisa tra edificio/tipologia/funzione e dove sono in atto ricerche che tendono a modalità d’uso dello spazio molto avanzate rispetto ai modelli tradizionali. Così per il concorso del municipio di San Zeno, il blocco principale è disegnato come un grande edificio industriale; il municipio assume l’aspetto di una grande fabbrica con una copertura a shed che lo allontana immediatamente dalla tradizionale immagine di un edificio pubblico. I grandi portali vetrati, che segnano gli ingressi alle tombe di famiglia a Nave trasformano completamente lo spazio; tutto diviene visibile e apparentemente accessibile, tanto da restituire una spazialità simile a quella presente in un tessuto urbano. Lo stesso accade nel cimitero di Cortine di Nave dove la sequenza di cappelle familiari costruisce una sorta di strada urbana. O ancora nella casa per anziani a Collebeato, il corpo compatto e il prospetto sul retro, apparentemente muto, sembrano manifestare la mancanza di un tessuto storico compresso alle spalle. Nei progetti di Greppi e Bianchetti sono spesso anche i rapporti dimensionali a contribuire alla trasformazione del carattere dell’edificio. Nelle case a San Zeno il prospetto su strada si presenta con un volume muto, intonacato molto alto, che nasconde al suo interno il tetto a falda. Questa semplice operazione trasforma immediatamente il carattere dell’edificio, che ci appare come un blocco compatto, allontanato dalla tanto diffusa e consumata immagine frammentata delle ville a schiera.
Presenze accennate
In diverse situazioni gli edifici di Paolo Greppi e Pierluigi Bianchetti sembrano anticipare la loro presenza, come se partecipassero ad una sequenza in un percorso nel paesaggio esistente. Ritroviamo questi elementi, quasi una sorta di anticipazioni, soprattutto nei progetti che sono ampliamenti di preesistenze. Ad esempio nel cimitero a Palazzolo, dall’edificio esistente, si scorge del nuovo ampliamento solo un elemento; un lucernario accenna la sua presenza manifestandosi sopra la linea di copertura, anticipando lo spazio successivo e insieme la continuità di un percorso all’interno del complesso cimiteriale. Il passaggio alle corti esistenti è segnato da una sorta di doppio portale, rivestito all’interno da specchi che creano un effetto di sorpresa al momento del passaggio della soglia.
Nel cimitero di Borgosatollo la nuova corte contamina lo spazio del cimitero esistente, annunciando la presenza di uno spazio successivo, prolungando la nuova pensilina all’interno di un passaggio. O infine nel concorso per il comune di San Zeno, la torre del municipio segnala da lontano la presenza del nuovo impianto, ricercando allo stesso tempo una sorta di dialogo-confronto con la torre esistente della chiesa, rileggendo un paesaggio fatto di un tessuto continuo e di una rete di punti di eccezione.
Attenzione alla vita
Infine in questi progetti possiamo ritrovare quella che potremmo definire una particolare attenzione alla vita. Attenzione che riconosciamo nella cura del progetto e nella presenza di alcuni elementi simbolici. Il camino nella casa per anziani per esempio che diviene, con il suo disegno, l’elemento che caratterizza e definisce l’ambiente intorno; le numerose fonti d’acqua ricorrenti nei cimiteri, o le sedute che punteggiano gli spazi distributivi della casa per anziani e che sembrano auspicare un aumento della socialità. Attenzioni e sensibilità che possiamo riscontrare ancora nel particolare studio di elementi che partecipano a disegnare lo spazio delle relazioni, come nel cimitero a Palazzolo, dove l’elemento circolare che recinge lo spazio sottostante il cinerario, a sua volta non è altro che lo schienale di una seduta.
Giovanna Borasi, febbraio 2004
In:
Greppi & Bianchetti
Discorsi dai luoghi (Progetti 1993-2003)
Schio, Idea Architecture Books, 2003
Monografia 1993-2003